Il Santuario del Pettoruto a San Sosti, tradizionale ritrovo tra svago e devozione
Hai presente quando all’improvviso dici: “wow!“? Questo è l’effetto che mi fa la Calabria, una terra che soprende anche me che ci sono nata ma che ho girato poco. Ed è proprio a questo che voglio rimediare andando alla scoperta di luoghi poco conosciuti per condividerli con te.
Tra le cose da vedere in Calabria, il Santuario del Pettoruto a San Sosti è un luogo a me molto caro e che ho visitato più volte (e ora vi spiego perché), ma che non ho mai guardato con occhi nuovi come ora che per lavoro abito a Milano e imparo ad apprezzare maggiormente le cose che ho lasciato.
La foto che vedi qui sotto me l’ha data Maurizio De Luca, un ragazzo che vive a San Sosti e che ha voluto donarmi il suo prezioso contributo per aiutarmi a raccontare del suo paese.
© foto di Maurizio De Luca
In questo racconto trovi (indice)
Dove si trova il Santuario del Pettoruto: la Mappa
“‘A venì allu Petturutu?”
Vieni al Pettoruto? Questa è la domanda che mi arriva ogni anno da parte di qualcuno quando da Milano torno giù in Calabria. A chiedermelo può essere mia mamma, mio padre, mia zia o un gruppo di amici. Mi viene chiesto perché fare visita al Santuario è una tradizione storica di fedeli e non che, dai paesi limitrofi come il mio (Cetraro, in provincia di Cosenza) trascorrono almeno una volta l’anno una giornata a San Sosti tra divertimento e devozione.
Andare in pellegrinaggio “alla Madonna dù Petturutu” è una cosa da fare assolutamente, mossi dal proprio credo o meno: da una parte ci sono i fedeli il cui spirito necessita di farvi visita, così come una pianta ha bisogno di acqua; dall’altra ci sono anche i meno credenti che non possono rinunciare dall’acquistare qualche oggetto sacro o dolcetto tipico nei negozietti vicino la chiesa o dal fare una scampagnata in macchina, moto o pullman con famiglia o amici per godersi un panino e una birra circondati dalle bellezze naturali del Pollino e oltre (la Basilica supera persino i confini del Parco).
il portachiavi che mi ha regalato il mio papà
oggetti in vendita nei negozietti del Santuario
Ti racconto di come ho trascorso una piacevole giornata insieme al mio papà: con alcuni amici abbiamo preso la macchina da Cetraro e ci siamo diretti a San Sosti per unire, proprio come da tradizione, momenti di svago e di devozione attraverso una visita al Santuario del Pettoruto e alla Fontana Fra’ Giovanni. Come sempre, è stata una giornata indimenticabile!
io e papà… cheeeese!
La strada che porta al Santuario di San Sosti è essa stessa un piacevole momento per ammirare dal finestrino i bellissimi paesaggi che madre natura ci ha regalato e che noi uomini abbiamo modellato nel tempo. Tra colline colme di ulivi (che amo letteralmente) e boschi di montagna, ecco sbucare il piccolo paese di Malvito: “Fermate l’auto per favore” esclamo, “devo assolutamente immortalare questa vista!”. Un cammino tortuoso quello verso la nostra meta che però concede panorami su paesini come questo, dove il tempo sembra davvero essersi fermato.
Eccoci arrivati alla meta: parcheggiamo l’auto e ci incamminiamo verso il Santuario.
Un luogo ricco di fascino proprio perché circondato da spiritualità e panorami mozzafiato regalati dalle alte montagne del Pollino che sembrano abbracciarmi.
Il Santuario ha origini antichissime e la fondazione pare avvenne nell’XI secolo per iniziativa dell’Abbazia di Acquaformosa (sempre in provincia di Cosenza). Distrutto nel 1783 dal terribile terremoto della Calabria meridionale per poi essere ricostruito nella metà dell’800, il Santuario è stato elevato a basilica minore da papa Giovanni Paolo II nel 1979.
Un Santuario molto caro ai fedeli calabresi che vi fanno visita durante tutto l’anno ma soprattutto in estate (durante le ferie di noi terroni emigrati) e a settembre, quando dall’1 all’8 in paese si svolge la tradizionale e millenaria fiera in onore della Madonna durante la quale si svolge un sacro rito: la statua viene incoronata e rivestita dell’oro donato dai fedeli. Questo particolare me lo ha raccontato il mio amico Maurizio di San Sosti, così come mi ha detto che durante i giorni della fiera la tradizione vuole che si mangi la carne di capra, piatto tipico san sostese.
Una giornata trascorsa al Santuario significa vivere un momento di solitudine o anche di convivialità tra gruppi di amici, familiari e fedeli che esprimono, ognuno a suo modo, la propria devozione: ad esempio, a settembre durante la fiera, c’è chi canta, chi prega, chi balla la tarantella, chi suona l’organetto o la zampogna, chi arriva in ginocchio, chi a piedi nudi e chi fa di tutto per arrivare puntuale alla Messa.
Davanti il grande spiazzale del Santuario qualcuno siede alle panchine, altri chiacchierano all’ombra della Basilica e c’è anche ci si affretta a entrare in Chiesa.
Il panorama intorno al Santuario, prima di entrare in Chiesa, è davvero stupendo: la sento nel naso quell’aria pulita di montagna mentre la mia anima viene accarezzata dolcemente da quell’atmosfera mistica indescrivibile. Mi affaccio dalla terrazza e tutto è così quieto e vivo, l’erba, gli uccellini che cantano, le campane che suonano e perfino le rocce sembrano richiamare alla serenità del momento.
Quando sono entrata in Chiesa dal grande portone centrale, ho trovato tutti i fedeli in fila per avvicinarsi e porgere il saluto alla statua della Madonna protetta in una teca. E la storia del Santuario parte proprio da questa statua: la leggenda racconta infatti che intorno alla metà del 1400 un certo Nicola Mairo originario dal vicino paese di Altomonte, si rifugiò da latitante tra i monti di San Sosti perché accusato ingiustamente di omicidio. Dopo una visione mistica, diede forma al quella visione scolpendola su una roccia rinvenuta poi più di un secolo e mezzo dopo da un pastorello sordomuto di Scalea (paese sulla costa in provincia di Cosenza) alla ricerca delle sue pecorelle smarrite. La Madonna gli ridiede la voce affinché potesse parlare a tutti dell’accaduto e costruire il santuario in suo onore. Veri o no, non sono proprio questi racconti a rendere alcuni luoghi ancora più interessanti?
Dopo aver trascorso un momento carico di spiritualità al Santuario del Pettoruto, avevo ancora una cosa fare: trovare la Fontana di Fra’ Giovanni, luogo che non avevo mai visto e che ho scovato su internet la sera prima di andare a San Sosti. Vieni con me?
enzo Pellegrino
08/11/2018 at 13:14Ammirare e rivivere il paesaggio attraverso le foto, e la tua narrazione, è una suggestiva esperienza. Convivialità e solitudine sono temi non contraddittori della spiritualità.
Laura
08/11/2018 at 13:21E questi due temi sono ben presenti al Pettoruto, luogo che noi cetraresi conosciamo molto bene da anni!
Falupe
26/11/2018 at 12:24Wow è l’esclamazione che ho fatto nel vedere le foto che hai pubblicato. Colori brillanti e caldi che invitano a visitare il Santuario. Adoro il clima che si respira nei luoghi sacri calabresi che mi riportano alla mente le mie esperienze al Santuario di Polisi. Fede, tradizioni, credenze poplari e leggende ne fanno di questo luogo una sicura meta da raggiungere.
Laura
26/11/2018 at 12:46Intendi il Santuario della Madonna di Polsi a San Luca? Comunque grazie mille per i complimenti che mi hai riservato, ne sono onorata!
Annamaria Cefaliello
27/08/2019 at 16:40Sono una organizzatrice di gite : faccio parte dello SPI ( sindacato pensionati italiana) che fa parte della CGL. di Pulsano- Leporano della provincia di Taranto. Per caso facendo delle ricerche ho scoperto Cetraro, San Sosti e le cascate di San Giovanni del fiume Rosa. Visto che lei è una conoscitrice della zona è possibile fare una gita nelle zone suindicate con un numero di persone circa 50 ? Verremmo con il pulman. Sarei felice se lei mi possa dare delle indicazioni e dei consigli. La saluto cordialmente Annamaria Cefaliello
Laura
28/08/2019 at 06:54Ciao Annamaria! Ti rispondo in privato per aiutarti con piacere 🙂